Dal 20 maggio 2025 è ufficialmente entrata in vigore la nuova legge sul riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis, una riforma attesa da anni che introduce importanti novità. La modifica alla precedente legge del 91 ha generato un ampio dibattito tra giuristi, cittadini italiani all’estero e comunità di origine italiana sparse nel mondo, in particolare in Sud America e Nord America, dove milioni di persone rivendicano legami familiari con l’Italia.
Vediamo insieme quali sono i principali cambiamenti introdotti e cosa comportano per chi desidera avviare una richiesta di cittadinanza italiana nel 2025 e negli anni a venire.
Ius sanguinis: cosa prevedeva la legge prima del 2025
Fino al 2024, l’Italia applicava estensivamente il principio dello ius sanguinis. Chiunque potesse dimostrare di avere un ascendente italiano — anche risalente a più generazioni (addirittura fino alla quarta) fa — che non avesse mai rinunciato formalmente alla cittadinanza, aveva diritto a richiederla. Questa apertura aveva permesso a milioni di persone di origine italiana di ottenere il passaporto tricolore, anche se vivevano all’estero da generazioni e non avevano mai messo piede sul territorio italiano.
Tuttavia, tale apertura aveva anche portato a un numero crescente di richieste, spesso molto complesse da gestire a livello burocratico, con lunghi tempi di attesa nei consolati italiani e una crescente difficoltà nel verificare l’autenticità dei documenti genealogici.
Cosa cambia con la riforma del 2025
La riforma del 2025 introduce criteri più stringenti per l’acquisizione della cittadinanza italiana per discendenza, con l’obiettivo di semplificare le procedure ma anche di assicurarsi che chi ottiene questo diritto mantenga un legame effettivo con la cultura e la società
italiana. Tra le principali novità:
- Limite temporale alla discendenza: la cittadinanza per ius sanguinis è ora riconosciuta solo fino alla seconda generazione. In altre parole, possono fare richiesta (in via giudiziale o consolare) solo i nipoti o i figli di cittadini italiani (nati in Italia), a condizione che ci sia continuità della linea genealogica documentata e nessun caso di rinuncia alla cittadinanza nei passaggi generazionali.
- Requisiti culturali e linguistici (per la richiesta in via consolare o amministrativa): i richiedenti devono dimostrare un livello almeno B1 della lingua italiana, certificato da un ente riconosciuto, oltre a una conoscenza base della storia e della Costituzione italiana.
- Legame effettivo con l’Italia(per la richiesta in via consolare o amministrativa):: è richiesto un periodo minimo di permanenza in Italia (almeno sei mesi nell’arco di due anni dalla presentazione della domanda), oppure la partecipazione a un programma di studio o lavoro sul territorio nazionale.
- Digitalizzazione delle pratiche: viene introdotta una piattaforma unica nazionale per la raccolta e verifica dei documenti, con l’obiettivo di abbreviare i tempi e ridurre gli errori procedurali.
Cittadinanza italiana nel 2025: chi rischia di perderla?
Chi ha già ottenuto la cittadinanza italiana per discendenza prima del 2025 non rischia nulla: la legge non ha effetto retroattivo. Tuttavia, coloro che avevano iniziato l’iter ma non lo avevano ancora completato al momento dell’entrata in vigore della riforma, dovranno adeguarsi alle nuove regole, salvo diverse disposizioni transitorie.
Per questo motivo, è fondamentale ricevere assistenza legale specializzata per comprendere se si ha ancora diritto alla cittadinanza, se si rientra tra le generazioni ammesse e quali documenti è necessario produrre.
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